"Abusivo"




Oggi mentre facevo colazione guardavo la replica de "La storia siamo noi", programma che va in onda su rai tre. Oggi parlavano della storia di Giancarlo Siani, giornalista napoletano, morto per mano della camorra a soli 25 anni.
La storia di questo giornalista non la conoscevo per cui sono a documentarmi,Siani nasce a Napoli e dopo il liceo si iscrive all'università dove comincia a collaborare per alcuni periodici napoletani, qui si comincia ad appassionare alle problematiche dell'emarginazione. Dove la camorra trovava manovalanza a basso costo e soprattutto alla disperazione.
Siani poi comincia a collaborare con altri giornali, fino ad approdare al "Il Mattino", si appassiona alle famiglie camorriste, soprattutto ai legami tra camorra e politica.
Grazie ai suoi articoli molto pungenti, si scopre come la camorra utilizzasse i bambini più poveri per fare i corrieri della droga, talvolta diventavano loro stessi consumatori, altre volte con gli anni diventavano associati al clan che li ingaggiava.
Giancarlo non è un eroe, ma è stato un semplice ragazzo che amava il suo mestiere e che faceva di tutto per portare a galla il marciume della sua città.
Fu ucciso la sera del 23 settembre del 1985, sotto casa sua, i sicari lo attesero al suo rientro dal giornale, la cosa sospetta e molto strana che lo aspettarono per ore, dai documenti si dice che erano a volto scoperto e lasciarono molte tracce, tra l'altro lo attesero in un posto dove chiunque passasse potevono vederli. Furono tutti arrestati, ma solo dopo 15 anni di processo si arrivò alle condanne.
Mandante dell'omicidio fu il clan dei Nuvoletta, alleati dei Corleonesi di Totò Riina.
La condanna fu emessa dopo che del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una "soffiata" che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. Il boss oplontino fu infatti arrestato poco dopo aver lasciato la tenuta del boss Lorenzo Nuvoletta a Marano, comune a Nord di Napoli. .Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. Ma le rivelazioni, ottenute da Giancarlo grazie ad un suo amico carabiniere e pubblicate il 10 giugno 1985, indussero la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista. In quell'articolo Siani ebbe modo di scrivere che l'arresto Secondo quanto successivamente rivelato dai colalboratori di giustizia, l'arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza. La pubblicazione dell'articolo suscitò le ire dei fratelli Nuvoletta che, agli occhi degli altri boss, partenopei facevano la figura degli "infami", ossia di coloro che, contrariamente al codice degli uomini d'onore della mafia, intrattenevano rapporti con le forze di poliziaDa quel momento i capo-clan Lorenzo ed Angelo Nuvoletta tennero numerosi summit per decidere in che modo eliminare Siani, nonostante la reticenza di Valentino Gionta, incarcerato. A ferragosto del 1985 la camorra decise la sentenza di Siani, che doveva essere ucciso lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini. Giancarlo lavorava sempre alacremente alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-terremoto.
Giancarlo era sereno poiché ignorava la sua sorte già segnata, ma il giorno della sua morte telefonò al suo ex-direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, Antonio Lamberti, chiedendogli un incontro per parlargli di cose che "è meglio dire a voce". Non si è però mai saputo di cosa si trattasse e se Giancarlo avesse iniziato a temere per la sua incolumità. Lo stesso Lamberti, nelle diverse escussioni testimoniali cui è stato sottoposto, ha fornito versioni diverse della vicenda che non hanno mai fornito un quadro chiaro di quell'episodio.
Il fratello Paolo, unico rimasto in vita della famiglia Siani, ricorda il fratello come un ragazzo carismatico, capace di grandi sacrifici, ma anche come una persona solare, pronta a dare sostegno; ed in un intervista egli afferma: “Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride”.
Nel 2004 è uscito nelle sale cinematografiche il film "E io ti seguo" di Maurizio Fiume, ispirato alla vicenda di Giancarlo Siani ed interpretato da Yari Gugliucci.
A quanto anche Francesco Rosi sta preparando un film sulla sua storia.

Vedere il volto di questo ragazzo con gli occhiali tondi, i capelli scarmigliati, mi ha dato un senso di tristezza. Una giovane vita spezzata, direte voi come molti che hanno cercato di svelare i marchingegni di chi vorrebbe governare il sud a suo piacimento.
Scuoterci dal torpore dovremmo, siamo così immersi nel nostro piccolo mondo fatto di cose a volte insignificante che non ci rendiamo conto di ciò che ci accade intorno.
Ad un ragazzo come tanti mando il mio saluto.....

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