I love shopping a New York

Ho acquistato e letto questo libro un po' per curiosità ed un po' per leggere qualcosa di leggero, visto che ultimamente ho letto mattoni, tra cui ancora uno mi tormenta e me lo trascino dietro: Guerra e pace.
Leggero? Assolutamente, e molto frivolo, a volte sfiora la totale idiozia. L'esaltazione dello spendere in maniera forsennata, ma non in cose utili o che comunque servono, ma in qualsiasi cosa capiti, anche ciò che non ti serve e che sai di certo che non userai mai.
Ridicolo, ma a quanto pare esistono persone che soffrono di questa sindrome compulsiva
Sembra che questa malattia colpisce soprattutto i paesi anglosassoni, anche se una recente ricerca afferma che in Italia il 50% delle ragazze tra i 14 ed 18 anni ne soffre, e sembra che la cifra sia in continuo aumento.
Le più colpite sono le donne sotto i 40 anni, benestanti, annoiate che sfogano il loro bisogno di sentirsi appagate attraverso lo shopping compulsivo.
Molte di queste persone fanno debiti elevati che non riescono a pagare ed è ciò che accade alla protagonista di questo libro.
E' stato tratto un film dal primo libro della stessa autrice che ha parlato, in maniera ironica e leggera, di questo problema.
Ma se devo essere sincera l'unico sentimento che mi suscita questo personaggio è di irritazione.
E' vero ci sono alcune parti comiche, ma a parte qualche momento è davvero irritante.
Il messaggio potrebbe essere: la ricchezza fa male.
Ma non è una questione così semplice. Credo che non sia solo una questione di soldi da spendere, credo che la causa siano le aziende commerciali che non fanno altro che bombardarci con pubblicità ammiccanti, per cui siamo portati a spendere più del dovuto.
Basta andare nei grandi centri commerciali dove ci sono mega offerte pazzesche, pensando di risparmiare e venendo invece intrappolati nel meccanismo dello shopping forsennato.
Si spende anche per appagarci in un momento in cui siamo giù: l'ho fatto anch'io, ma non faccio debiti (anche perché poi come faccio a dirlo a mio marito???????)
Ma mi rendo conto che è facile scivolare nello shopping compulsivo, basta pochissimo e spendiamo più di quando avremmo voluto e dovuto.
Come sempre questo tipo di malattia fa parte del mondo consumistico occidentale... siamo una società marcia?
Siamo così deboli da non riuscire a reagire? E se no perchè non lo facciamo, perché non usciamo dal giro dei grandi produttori che ci vogliono più spendaccioni e sempre più poveri? Perché non reagiamo al condizionamento visivo a cui siamo sottoposti giorno dopo giorno alla tv, sui cartelloni pubblicitari, sui giornali?
Giovani condizionati negli atteggiamenti da vip stupidi ed usati per questo scopo?
Perché rimaniamo inerti?

Commenti

  1. Ciao!
    Confesso: mi sono letta tutta la serie di I love shopping: lettura leggera, e divertente pur nella paradossalità delle situazioni e dei guai in cui si caccia la protagonista: li ho letti per ridere e per la curiosità di vedere come la fanciulla sarebbe riuscita a trarsi d'impaccio. Al di là di questo, come tu osservi, c'è il problema dello shopping compulsivo, il bisogno di possedere certi "must" per rafforzare la propria autostima e "apparire per essere". Ma ci vedo anche una critica al sistema bancario e all'abitudine di pagare con carte di credito: il denaro non più maneggiato ma solo "virtuale" finisce col perdere di valore e significato. C'è gente che fa un mutuo per andare in vacanza alle maldive!
    Non credo che la ricchezza faccia male, come non credo che siamo una società marcia. Ci sono persone che usano male la ricchezza e persone che si lasciano condizionare dalle spinte al consumo. Questa spinte al consumo ci sembrano poco etiche, ma sono purtroppo il motore della nostra società industriale e produttiva e sono alla base del nostro sistema economico. Possiamo criticare la pubblicità eccessiva, possiamo riflettere su condizionamenti ed educare i nostri figli alla riflessione critica, ma non credo che riusciamo a cambiare il mondo.
    Magari un libretto ironico e paradossale come quello della Kinsella ci può offrire il pretesto per riflettere.
    Un abbraccio
    Nicoletta

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  2. Concordo con te , non è la ricchezza a fare del male.Ed hai ragione quando dici che la causa sono anche le carte di credito e conosco persone che si fanno i mutui per le vacanze e per vestirsi firmati.
    Il pregio del libro, come dici tu, sta nel far riflettere su questa condizione dell'avere tutto ad ogni condizione.
    Non sono contro questi libri, spero che non sia arrivato questo come messaggio, anzi credo che sotto la linea ironica, vi è un fondo di profonda riflessione.
    Vorrei soprattutto leggere I love shopping in bianco, chissà quali follie combinerà la futura sposina!!!!!!!!!!!!=))

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  4. Io non ho letto il libro, ma ho visto il film (http://danyli.netsons.org/?p=547): indubbiamente una pellicola frivola, ma anche quì, ovviamente viene trattato la vena malata dello "shopping" compulsivo.

    Sicuramente la ns società è presa per lo più dallo stress e dalla velocità della quotidianità, ma io credo che si arrivi a queste "malattie" per la mancanza di valori (non so quanti abbiano realmente conosciuto la difficoltà di riuscire ad acquistare lo stretto necessario per sopravvivere), per l'indifferenza (spesso e volentieri si è carenti di ricevere abbracci, comprensioni, confronti...)....
    Forse l'egoismo inizia ad essere presente anche troppo nella ns. società,..... e la corsa sfrenata al POSSESSO, indubbiamente può deviare l'attenzione da ciò che è realmente importante.

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  5. Io sono sincera lo ammetto li ho letti tutti, mi servono per tirarmi su un pò il morale, per staccare un pò la spina dalla realtà, sono dei racconticini, ma simpatici, ogni tanto ci vogliono anche questi! Katia

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